LE VITE POSSIBILI (2008)

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LE VITE POSSIBILI
regia Corso Salani
sceneggiatura: Corso Salani
fotografia: Corso Salani
montaggio: Corso Salani
suono: Anette Dujisin
immagini montate in Cile,
Spagna, Gibilterra, Portogallo, Italia,
Lettonia, Moldova, Romania, Ungheria, Israele
per Palabras - 2003,
Tre donne in Europa - 2004,
Confini d’Europa - 2007-2008
produzione: Gregorio Paonessa per Vivo film
distribuzione: Vivo film
paese: Italia
anno: 2008
durata: 50’
formato: DV - colore


Un film di volti femminili che parlano, e di un uomo, un regista, che le filma, le ascolta e
le immagina. Alla fine del suo viaggio ai “confini dell’Europa” Corso Salani rivisita il mito
della passanti à la Baudelaire, mettendolo in scena nei frammenti di vite reali raccolti nel
suo percorso.
Tra Moldova e Israele, Romania e Gibilterra, le tante donne incontrate durante questo
viaggio agli estremi limiti dell’Europa, e che non hanno trovato ospitalità negli episodi
della serie, vengono proposte secondo una chiave straniante, mescolate alle immagini
delle loro terre. Intanto parlano la loro lingua, un femminile intraducibile, montato con le
proiezioni del regista che orchestra le fila di un fitto monologo interiore, scisso tra desiderio,
frustrazione e speranza.


POSSIBLE LIVES

directed by: Corso Salani
screenplay: Corso Salani
editing: Corso Salani
cinematography: Corso Salani
sound: Anette Dujisin
images edited in Chile,
Spain, Gibraltar, Portugal, Italy,
Latvia, Moldova, Romania, Hungary, Israel
for Palabras, 2003,
Tre donne in Europa, 2004,
Confini d’Europa, 2007-2008
production: Gregorio Paonessa for Vivo film
distribution: Vivo film
country: Italy
year: 2008
film run: 50’
format: DV - colour


A film made of female faces talking, and by a man, a director, shooting them, hearing
them while they talk, and imagining the meaning of what they say. At the end of his
journey “at the borders of Europe”, Corso Salani revisits the myth of Baudelaire’s
passantes, translating it into the fragments of the real lives he gathered on the way.
From Moldova to Israel, from Rumania to Gibraltar, the many women he met during
the journey to the extreme edges of Europe, and who didn’t find their place in the six
episodes of the series, are now shown using an estranged key, mixing their face with
the images of their lands. In the meanwhile they speak their language: it is a women’s
language Salani cannot translate. He just edits it together with his projections. He is
the master of a dense interior monologue, torn between desire, frustration and hope

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