Pochi metri d’occidente

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Pochi metri d’occidente
di  Corso Salani


Se i film potessero andare sempre in questo modo. Tutto il contorno,
viaggi, aeroporti, automobili, cene fuori, qualche caffè a metà mattina. Le
riprese soltanto quando ne ho voglia. Se ne ho. Altrimenti aspettiamo
domani. O un altro giorno. O non giriamo mai. Filmare solo quando non
rimane nient’altro da fare. O quando è proprio necessario. Come adesso
con Anette. Mi devo ricordare che non è lei la protagonista. Questa volta è
soltanto l’assistente. Sennò qui faccio presto a provocare un disastro.
Anzi, a proposito di protagoniste. Adesso è meglio fermarci. Mangiare
qualcosa e poi tornare in aeroporto. Arriva Paloma e cambia tutto. Diciamo
che queste sono ancora ore di vacanza. Me ne rimangono tre, quattro. Non
di più. La villeggiatura in Nord Europa. Poi devo abituarmi all’idea che il
film in Lettonia è già fatto. Ed è stato anche faticoso. Fatto e finito. Ho le
cassette nella borsa. E adesso c’è da concentrarsi soltanto su questo film
in Finlandia. Dove non sono mai stato. Con un’attrice con cui ho già
lavorato tante volte. Io, Anette e Paloma. C’è da inventare tutto da zero.
Iniziare a pensare in finlandese. A essere finlandese. È stato così per tutti i
film che ho già girato per questa serie. Che io poi li chiamo film, ma chissà
cosa sono. Magari documentari. Non lo so. Chiamiamoli film. Del resto c’è
sempre un’attrice. Però poi non c’è una storia. Va bene così come sono. È
troppo tardi per mettersi a studiare una definizione che non serve a
nessuno. Devo diventare finlandese. Devo osservare tutto, qualsiasi cosa.

Lascia perdere che io non posso sembrare come loro. Mi hanno preso per
uno del posto dappertutto, dopo qualche giorno che ci stavo. Mi hanno
chiesto informazioni su dove andare. Come se conoscessi la città meglio di
loro. Succederà anche qui. È l’unico modo per filmare per bene. Anche se
in Finlandia non ci sono mai stato. Non ci siamo mai stati.

Ma intanto cominciamo con questa prima disinvoltura. Di avere un
appuntamento all’aeroporto con un’attrice che arriva da Madrid, senza
scali. Anche se lo so che quando entrano in campo le attrici. Si complica
sempre tutto. Irrimediabilmente. Non sono loro, sono io. Chissà perché
non riesco mai a essere normale con loro. Ogni volta va a finire peggio
della volta prima. È una catena senza fine. Certo con Paloma le cose sono
già andate peggio. Anzi peggio di come sono andate non c’è possibilità
che vadano. Quindi in teoria possono solo migliorare.


da Pochi metri di occidente di Corso Salani
© 2008 Donzelli editore, Roma

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